KZL Dora-Mittelbau

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Alle 4 e 13 del mattino del 13 giugno 1944, ci fu un’esplosione in un campo di lattuga, 25 miglia a sud est di Londra. La Gran Bretagna era in guerra da cinque anni, ma questo evento segnò l’inizio di un nuovo tormento per gli abitanti della capitale, un tormento che sarebbe durato diversi mesi e costato migliaia di vite.
I tedeschi chiamavano la loro bomba volante “Vergeltungwaffe”, arma di rappresaglia.
Le V1 erano uno spettacolo terrificante. Le loro due tonnellate di acciaio sfrecciavano nel cielo con una fiammante coda color rosso-arancio. Ma era il suono a rimanere impresso in modo profondo ai testimoni. I razzi arrivavano ronzando come un’ape impazzita per poi proseguire stranamente in silenzio. Il silenzio segnalava che avevano finito il carburante e stavano cadendo. Al contatto con il terreno avrebbero provocato un’esplosione assordante che poteva radere al suolo diversi edifici (dal testo Uccideresti l’uomo grasso di David Edmonds, Raffaello Cortiana Editori).
Le potenti V1 non avevano bisogno di un pilota e venivano lanciate giorno e notte attraverso il canale della Manica.
Naturalmente la storia della loro invenzione e del loro utilizzo è entrata a far parte obbligatoriamente del nostro percorso di studio sui campi di concentramento nazisti.

Lasciamo la mattina presto la cittadina di Weimar, nei cui pressi si trova il campo di Buchenwald e sotto una pioggia a dir poco torrenziale ci dirigiamo verso la Turingia, in particolare verso Nordhausen, città a pochi km dal lager di Mittelbau-Dora.

 

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Abbiamo appuntamento con la dott.ssa Regine Heubaum archivista del Museo del Sito.
Regine ci fornice alcune informazioni a proposito di un prigioniero su cui stiamo facendo delle ricerche per il nostro nuovo libro e poi ci consiglia una giovane guida a cui affidarci per visitare il luogo.
L’esperienza è fra le più forti che si possano fare. Questo campo è completamente diverso da tutti gli altri, infatti è stato costruito nel ventre delle montagne per garantire la massima segretezza dato che in esso si costruivano le terribili bombe volanti che dovevano servire alla tanto propagandata vittoria finale da parte dei nazisti.
Andiamo con ordine, era il febbraio 1943 quando Joseph Goebbels proclamò la cosiddetta Guerra Totale a seguito della disfatta di Stalingrado e fu proprio in quel momento che, nonostante fosse ormai chiaro che la guerra sarebbe stata perduta, che i nazisti decisero di creare nelle montagne della Turingia quello che verrà ricordato come l’ultimo campo di concentramento e lavoro nazista. In esso, più specificatamente nel ventre delle sue montagne si dovevano costruire le armi miracolose per la vittoria finale: le cosiddette V1, V2 e V3: la loro produzione era cominciata sotto la direzione del giovane ingegnere Wernher von Braun presso la penisola di Peenemunde che fu però bombardata la notte del 17 agosto del 1943, da qui la necessità di un luogo segreto e protetto.
Il 28 agosto 1943, dieci giorni dopo il bombardamento di Peenemunde, dal campo di Buchenwald furono trasferiti i primi prigionieri con il compito di trasformare le gallerie sotterranee in luoghi adatti alla fabbricazione delle varie componenti del missile e ad alloggiare i deportati.Le condizioni di vita erano fra le più terribili che si possano immaginare a causa dell’altissimo tasso di umidità, della quasi totale assenza di servizi igienici e dei vapori tossici.
I prigionieri erano sottoposti a delle condizioni disumane, costretti a vivere e lavorare nei tunnel attanagliati dalla fame e privati del sonno a causa dei lunghissimi turni di lavoro.
Nel giugno del 1944 furono costruite nell’area sovrastante i tunnel settanta baracche di legno dove i prigionieri, dopo nove lunghi mesi vissuti nelle tenebre e nel freddo, furono trasferiti.
Il campo fu liberato dagli Americani l’undici aprile del 1945.
La visita ai tunnel è davvero sconvolgente, l’umidità è insopportabile e l’aria pesante, la vista fatica ad abituarsi. La nostra giovane guida ci mostra un plastico che raffigura l’estensione completa dei tunnel, delle fotografie mostrano i prigionieri al lavoro e poggiato su una piattaforma fa bella vista di se ciò che resta di un missile.

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E’ davvero inimmaginabile anche solo pensare che degli uomini abbiano potuto vivere e lavorare in questo luogo. Qui sotto terra ancora una volta in questo nostro percorso non riusciamo a capacitarci di come i nazisti potessero sottoporre i deportati a tante terribili sofferenze, a tanta degradazione.
Uomini sotterrati vivi, schiavi del Terzo Reich a guerra praticamente persa, hanno sofferto e perso la vita in questi tunnel per costruire le bombe volanti.
Oggi le colline del sito sono di un verde lussureggiante e una volta usciti dalle gallerie, nonostante la pioggia non abbia smesso di cadere, le nostre membra, le nostre ossa si riscaldano e il nostro respiro si fa profondo per cogliere tutti i profumi che l’aria carica ci offre: la terra, l’erba…
La luce colpisce con violenza i nostri occhi e i colori tornano prepotenti a mostrarsi a noi: verde, azzurro, marrone, grigio, bianco… anche la pioggia risulta piacevole.
E’ il contrasto fra le Tenebre e la Luce, fra la Vita e la Morte il ricordo più forte che porteremo dentro di noi.