Le pietre d’inciampo (Stolpersteine)

Sono 22 ad oggi i paesi che hanno aderito all’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig e che hanno acconsentito a depositare nelle loro città le cosiddette “Pietre d’Inciampo” (Stolpersteine in tedesco) per ricordare i cittadini deportati nei campi di concentramento e sterminio nazisti.

Un blocco di pietra ricoperto da una piccola targa d’ottone delle dimensioni di un sanpietrino di 10×10 cent. viene posta dinnanzi a quella che fu l’ultima abitazione delle vittime. In essa sono incisi il nome, il cognome, la data di nascita, la data e il luogo della deportazione e la data di morte quando nota.

Ogni pietra un nome proprio di persona: ogni pietra una persona, esattamente il contrario di ciò che fecero i nazisti riducendo le persone a numeri, privandole non solo della propria libertà ma dell’identità e della dignità.

Il progetto di Gunter Deming è indotto da ragioni etiche, storiche e politiche e come strumento contro l’oblio, il negazionismo e il revisionismo storico; Gunter che prepara e posa personalmente ogni pietra dichiara:

Sono sempre inorridito ogni volta che incido i nomi, lettera dopo lettera. Ma questo fa parte del progetto, perché così ricordo a me stesso che dietro quel nome c’è un singolo individuo. Si parla di bambini, di uomini, di donne che erano vicini di casa, compagni di scuola, amici e colleghi. E ogni nome evoca per me un’immagine. Vado nel luogo, nella strada, davanti alla casa dove la persona viveva. L’installazione di ogni Stolperstein è un processo doloroso ma anche positivo perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno.

Interessante ricordare qui come questo progetto abbia valore metareligioso, esso infatti riguarda tutti i deportati, basti pensare che le prime furono poste a Colonia in memoria di mille fra Sinti e Rom deportati nel maggio del 1940.

E’ quindi facile camminando per le strade delle città Europee “inciampare”in esse e l’inciampo non è certo fisico ma dell’anima e della Memoria nella storia è la storia che bussa alla nostra memoria e ci ricorda prepotentemente quello che fu il periodo più buio dell’Europa culminato con le atrocità naziste nei lager.

Noi le abbiamo fotografate in Italia, in Germania, in Olanda, in Belgio….ed ognuna delle nostre fotografie ha la precisa intenzione di ricordare che quel nome inciso sull’ottone identifica una persona in carne ed ossa: una madre, un padre, un fratello un figlio, un amico.

E così facciamo nostro il progetto dell’artista tedesco rilanciandolo con quelli che sono i nostri strumenti d’espressione: la fotografia e la scrittura che ci permettono attraverso l’uso dei social di mostrare a quante più persone possibili questo importante progetto “per non dimenticare”.