La giornata è davvero molto fredda e la strada è leggermente ghiacciata e più saliamo più il freddo si fa sentire, la nostra meta è Natzweiler, un piccolo paesino arroccato sui monti Vosgi a cinquanta chilometri da Strasburgo.

Siamo sulla via per l’ex campo di lavoro e concentramento di STRUTHOF, Francia, dove a partire dal 1941 i detenuti erano impiegati nella vicina cava di granito rosa, e poi per l’industria bellica nazista. Il lager fu anche teatro di sperimentazioni mediche.
Purtroppo il campo di Struthof non può essere visitato in questa stagione perchè chiuso e ci dobbiamo accontentare di vederne l’esterno, con l’immancabile cancello d’entrata e il reticolato che lo circonda. In ogni caso fuori dalla recinzione vi sono alcune strutture che ne facevano parte e che possiamo in qualche modo visitare pur sempre dall’esterno.

La località montana in cui ci troviamo all’inizio del Novecento divenne famosa per le piste da sci, cosicchè vi fu costruito un albergo con annessa dependance e sala da ballo per i turisti.

Nel 1941 la struttura venne requisita dai nazisti per farne la Kommandantur del campo che costruirono poco distante, i locali adibiti ad albergo divennero gli uffici delle SS e laddove si trovava la sala da ballo vennero installate col tempo una camera a gas e dei forni crematori.

Il campo fu operativo dal 21 maggio 1941 fino al settembre del 1944, quando venne evacuato dalle stesse SS a causa dell’arrivo delle truppe americane, il 23 novembre 1944.
Il campo fungeva da centro amministrativo per circa 70 sottocampi, più o meno grandi, che complessivamente furono luoghi di deportazione per circa 52.000 persone di cui 35.000 non passarono mai per il campo centrale.
Alcuni dei numerosi sottocampi di Natzweiler-Struthof furono teatro delle terribili marce della morte e furono liberati solo nella primavera del 1945.
Partigiani e prigionieri politici furono essenzialmente le vittime del campo per un totale stimato di circa 40.000 persone provenienti, oltre che dalla Francia stessa, dalla Polonia, dai Paesi Bassi, dall’Unione Sovietica, dalla Norvegia e dalla Germania.
Le donne deportate non furono molte ma è significativa la storia di quattro di loro che il 4 luglio del 1944 furono fucilate perchè appartenenti all’organizzazione britannica Special Operations Executive (SOE) che compiva azioni di spionaggio e coordinamento delle attività partigiane in terra di Francia.
Nella primavera del 1943 vennero qui tradotti dal campo di Auschwitz 86 ebrei subito inviati nelle camere a gas, per “garantire all’istituto universitario anatomico tedesco un sufficiente numero di ossa per realizzare una collezione antropologica sulle diverse razze umane.” Il campo inoltre è tristemente noto come uno dei luoghi di detenzione dello scrittore Boris Pahor di cui ricordiamo il volume Necropoli per l’editore Fazi.

Naturalmente è nostra intenzione farvi ritorno per poterlo visitare adeguatamente e rendere omaggio a tutti coloro che vi hanno perso la vita.
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