Auschwitz oltre Auschwitz

Logo FB

Quando si parla del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau si parla di una superficie di oltre 40 km quadrati che comprendeva, oltre ai tre campi principali (Auschwitz, Birkenau e Monowitz), più di cinquanta sottocampi di cui oggi possiamo visitare quanto rimasto grazie al lavoro di Agneska Molenda e Dagmar Kopijasz e della fondazione da loro creata la Foundation of Memory Sites Near Auschwitz-Birkenau”.

L1030386

 

Di Agneska e Dagmar, compagni nella vita, colpisce la passione con cui condividono e lavorano a questo progetto che permette ai visitatori più attenti e preparati di visitare una sorta di “Auschwitz oltre Auschwitz” cioè quei luoghi che gravitano intorno al più noto museo divenuto meta, sopratutto negli ultimi anni, di milioni di pullman pronti a scaricare turisti da ogni dove.

IMG_7983-2

 

La Fondazione è nata nel 2013 e si propone di salvaguardare i luoghi che facevano parte del perimetro del campo di Auschwitz-Birkenau, che oggi sono prevalentemente in mano ai privati, e gli oggetti rinvenuti nei siti.

IMG_7951-2

“Molto spesso”, raccontano Agneska e Dagmar, gli abitanti della zona ci consegnano oggetti e manufatti che ancora rinvengono qui intorno o che conservano nelle loro case”.

Uno degli oggetti più commoventi qui rinvenuti dice Agneszka è una piccola statuina in ceramica raffigurante Mickey Mouse, sicuramente appartenuta ad un bambino ucciso nel lager.

IMG_7976-2

La fondazione gode fra l’altro del patrocinio del Museo di Auschwitz-Birkenau: ”Il patrocinio del museo ha un significato speciale per noi” ci dice la coppia”.

IMG_8021-3

Inizia così in loro compagnia il nostro viaggio oltre Auschwitz presso il villaggio di Budy – Bor, dove si trova la sede della fondazione e del piccolo ma curatissimo museo. 

Nel marzo del 1941 i nazisti procedettero allo sfollamento della popolazione che si trovava in loco e alla distruzione della maggior parte delle abitazioni per far spazio alla costruzione di edifici residenziali per le SS, caserme, granai e fienili, il nuovo campo era infatti destinato alla coltivazione di piante e all’allevamento di bovini e suini. 

Inizialmente gli internati, prevalentemente inviati dal campo di Auschwitz da cui quest’ultimo dipendeva, erano polacchi, successivamente si aggiunsero francesi, belgi, cechi, russi ed ebrei sia polacchi che greci. 

Le condizioni di vita non differivano da quelle del campo principale ed il luogo fu teatro di atrocità inenarrabili, come nell’ottobre del 1942, quando si consumò ad opera delle sorveglianti, il massacro a colpi di bastone e asce di circa 90 prigioniere. Budy-Bor fu evacuato nell’autunno del 1944.

La tappa successiva è a pochi km, infatti dopo circa quindici minuti di automobile arriviamo nella cittadina di Brzeszcze, poco distante dalla miniera di carbone di Jawischowitz, considerata fondamentale durante  lo sforzo bellico dai vertici delle SS. Basti pensare che nell’agosto del 1942 vennero inviati a Jawischowitz prigionieri dal campo di Auschwitz-Birkenau.

giusta

 

Date le terribili condizioni di vita a cui erano sottoposti i prigionieri questo sub-campo era considerato un luogo di punizione. Anche qui come nel lager principale si tenevano le temutissime selezioni che conducevano alle camere a gas. Il campo fu evacuato con una delle terribili marce della morte nella notte fra il 18 e 19 gennaio 1945. La miniera di Jawischowitz forniva anche il campo di Monowitz, centro nevralgico del colosso chimico I.G. Farbenindustries e tristemente noto per essere stato il luogo di detenzione dello scrittore italiano Primo Levi. 

A partire dal 1941 vennero inviati qui da Auschwitz un numero sempre maggiore di prigionieri.  Nel dicembre del 1942 vi erano 3500 deportati, nel 1943 il numero era salito ad oltre 6000 e nel luglio del 1944 i prigionieri erano oltre 11.000.

La percentuale degli ebrei nell’autunno del 1943 era di circa il 70% e  salì nella primavera del 1944 al 90%. Si stima che il numero di deportati che ha perso la vita a Monowitz sia di oltre 10.000 persone. Anche questo campo venne evacuato il 18 gennaio 1945 quando i prigionieri in grado di camminare furono incolonnati e inviati a piedi presso i campi di Mauthausen e Buchenwald.

Fa parte del patrimonio della fondazione un’altro piccolo museo, che ha sede nello stesso stabile occupato dal Book Shop che si trova di fronte all’ingresso principale di Birkenau, dove sono raccolti innumerevoli artefatti provenienti dal campo di Monowitz fra cui ciò che rimane di una porta che lo stesso Primo Levi ricorda nel suo romanzo “Se questo è un uomo.”

IMG_8007-2

Proseguiamo il nostro viaggio sempre accompagnati da Agneska e Dagmar e raggiungiamo il sito di Raisko, noto per essere stato sede di alcune coltivazioni sperimentali allo scopo di creare delle piante in grado di produrre gomma. Il personale qui assegnato era prevalentemente femminile ed altamente qualificato, visitiamo ciò che è rimasto delle serre in cui si svolgeva il lavoro delle detenute. Anche qui l’evacuazione avvenne il 18 gennaio 1945.

_I5I5255

Visitiamo infine proprio dietro alle mura dell’attuale museo di Auschwitz-Birkenau la zona chiamata delle Cantine ovvero un enorme edificio in legno, costruito dai prigionieri fra il 1941 e il 1942, dove erano dislocate le cucine e la mensa per le SS che funzionerà sino al 1945.

_I5I6924

Salutiamo e ringraziamo Agneska e Dagmar, non solo per la gentilezza e l’ospitalità che ci hanno riservato ma sopratutto per l’impegno profuso a salvaguardia della memoria per le generazioni future. Ripartiamo più sbigottiti che mai, emotivamente esausti.

Auschwitz oltre Auschwitz è stato una esperienza estremamente interessante tanto quanto lo sono state ogni volta le visite al sito principale.

 

Video realizzato dalla fondazione nel sito delle Canteen Kl Auschwitz.